≪La Liberazione come rinascita, l’alba di un nuovo giorno: 75 anni fa la situazione era ben più drammatica e le macerie reali, ma anche oggi dobbiamo pensare alla ricostruzione, allora degli edifici, oggi delle nostre convinzioni. Noi, figli del nuovo millennio, in un dramma non paragonabile alla guerra, possiamo trarre insegnamento dagli accadimenti di quei giorni miliari e trovare ispirazione nei protagonisti, mutuando la loro straordinaria forza di volontà per una ripresa, sociale ed economica, che si presenta difficile. Al senso di straniamento che accompagnava gli italiani nell’immediato dopoguerra, si contrappone il nostro stato d’animo attuale, un desiderio spasmodico di normalità. Lo sapeva chi si era riunito nelle piazze a festeggiare nel 1945 e lo sappiamo noi ora: il nostro sguardo alla vita, filtrato dall’esperienza, intensa e devastante, che abbiamo vissuto, non sarà più lo stesso. Il parallelismo finisce qui. La guerra è la più grande tragedia dell’umanità perché ispirata dall’odio che ha pervaso la società di allora fino a devastarla. Il virus è arrivato da lontano, si è insinuato subdolamente, agendo sulla nostra superficialità. Una guerra che pochi hanno voluto e molti hanno subito, una pandemia che nessuno ha voluto. A unire queste due tragedie è la solidarietà umana, imprescindibile nella lotta per la sopravvivenza, essenziale nell’emergenza sanitaria. È stato proprio questo sentimento di reciproco aiuto, inatteso e commovente nelle sue manifestazioni, a sorreggerci.
Così come la guerra e la lotta per la liberazione avevano indicato ai padri costituenti la via da seguire, allo stesso modo il vissuto di queste drammatiche settimane deve guidare la ripartenza. Questa tragedia prefigura nuovi obiettivi e dovremo dimostrare di aver imparato la lezione. È stata una rapida discesa e sarà una salita lenta. La pandemia se ne andrà insieme a molte delle nostre convinzioni: la supremazia della tecnologia, il primato della globalizzazione, l’egemonia della finanza. Tutto è in discussione in una società che si è scoperta fragile e vulnerabile, che ha perso la propria sicurezza, capitolata davanti a un virus che ci ha trovato impreparati. Ma dai drammi peggiori derivano gli insegnamenti migliori, come ben sa chi ha ricostruito l’Italia nel dopoguerra. Che questo 25 aprile vissuto intimamente, al riparo nelle nostre case, distanti ma uniti, ci ispiri e ci fortifichi.
Celebriamo oggi, come si conviene, uno degli avvenimenti che hanno segnato la nostra storia, rinverdiamo i ricordi, esaltiamo il sacrificio di chi ha dato la vita per la libertà. Come la Liberazione 75 anni fa, questa emergenza sanitaria ci ha uniti: diamoci idealmente la mano e volgiamo lo sguardo al futuro. I mesi che ci attendono saranno difficili, serviranno convinzione e determinazione, i forti dovranno trascinare i deboli, perché nessuno dovrà rimanere indietro. Il mondo che ricostruiremo ha bisogno di tutti, dei primi e degli ultimi.
Viva la Liberazione, viva l’Italia. Coraggio, ce la faremo anche questa volta≫.